25 luglio 2012

Finale.


Bestemmie.
E non perché sia finita la serie, ma perché è cominciata.

Passo indietro. Settembre 2011: Mammaiuto dà il via alle danze e non ho una storia che possa adeguare ad una serie di strisce che non mi porti via tantissimo tempo, perché nel frattempo sto facendo il mio primo libro (GATTI DI COLLODI, n.d.a.), le prove per IL CUGINO, qualche commissione e qualche esame all'università. 
E allora penso: perché non raccontare la mia infanzia pseudo-disastrata? Niente script, né storyboard. Episodi e gag ne ho a bizzeffe, tutte in testa. Dài. E perché non farlo con volgarissimo humor e non con il solito vecchio noir?

Ci siamo. Ci provo. 
Viene fuori una storia insensata, un plot sfilacciato, nessuna definizione dei personaggi secondari (che sono tipo venti). La serie all'inizio, diciamolo, promette. Poi si rivela quella che è.
Vado avanti settimana dopo settimana, dò la precedenza ad altri lavori.
Finirà a schifio, lo so anch'io.

Tutto questo per dire: il finale è sempre la prima cosa. Me lo sono ripromesso tempo fa, quando ho capito come funzionano le storie: se non ho un finale che spacca non perdo tempo nemmeno a pensare il resto della storia. 
Con THE PAGANOS non è andata così, e si è visto.
Mai più. Mai.

Rileggo il post prima di pubblicarlo, mi sa tanto di scuse con me stesso. E non mi sembra giusto perché, cagata dopo cagata, alla fine mi sono divertito.

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